lunedì 12 maggio 2008

UNA STORIA DA RACCONTARE

Roma: un sabato sera di poche settimane fa ho avuto la fortuna ed il piacere di poter cenare in un ristorante del mio quartire, la Garbatella, insieme ad un amico ed alle nostre famiglie. E' stata una serata piacevole e molto calda che si è conclusa con il tipico rituale del caffè a casa. Tra le mura domestiche, complice la miscela arabica e la gestualità della sigaretta il padre del mio amico, Enzo, ha cominciato a raccontare delle storie e mano mano che raccontava intorno a lui si era formato un vero e proprio circoletto di persone che ascoltavano attentamente restando in silenzio. L'unica persona che ogni tanto interveniva nei racconti era mia madre che come Enzo da ragazza era cresciuta ed aveva frequentato più o meno gli stessi ambienti e le stesse persone. Tra tutte le storie raccontate ce n'è stata una che mi è piaciuta molto ed ha attirato molto la mia attenzione perchè sembrava quasi essere nata per farne una sceneggiatura di un film e visto che a me ha colpito provo a raccontarvela per sommi capi: la storia in questione parla di un ragazzo non ancora ventenne che vive a Roma negli anni successivi al secondo dopoguerra, quando il nostro Paese lentamente stava provando a riprendersi dalle fatiche del Conflitto Mondiale cercando di ricostruire la propria economia interna. Il nostro protagonista era un tipo eclettico che ben si distingueva dalla massa per via di quel suo sguardo furbo e bagnato, del suo sorriso malandrino ed il suo modo di vestire che di poco anticipava le mode hippie degli anni a venire. Erano gli anni in cui ogni mattina ci si svegliava con la necessità di inventarsi un lavoro per portare la cena a casa. In questo contesto fatto anche di sofferenza e sacrificio però c'era un filo denominatore comune che legava tutti i giovani del paese e li faceva sognare: la musica ed il ballo!!! Per questo quasi tutti ragazzi risparmiavano il possibile durante la settimana e con le monetine messe da parte ci si pagavano l'ingresso alla Pista da Ballo il sabato sera; qualcuno lo faceva per evadere dal quotidiano, qualcun'altro per ballare, qualcun'altro per rimorchiare le ragazze qualcun'altro per sfidarsi a colpi di tacco e di bacino!!! Si, perchè in quel periodo storico (ma a dire la verità fino a qualche decennio fa) andava di gran moda la GARA DI BALLO, in singolo o in coppia. E vi starete chiedendo cosa centra tutto questo col nostro protagonista Enzo; centra eccome perchè Enzo era uno dei ballerini con più talento della Capitale che aveva come sogno nel cassetto quello di vincere la gara di ballo più famosa di Roma, impresa non proprio facile visto che per farlo bisognava avere la meglio su Spaghetto, un biondino dal corpo elastico e minuto che da anni dominava la scena nelle piste da ballo romane. Per realizzare il suo sogno Enzo si era allenato duramente e l'anno precedente al momento del nostro racconto si era classificato tra i primi tre migliori ballerini in coppia, vedendo sfumare all'ultimo ballo la possibilità di vincere: a dirla tutta quella volta Enzo aveva dovuto rinunciare alla sua abituale compagna di ballo che non era potuta uscire per via del non consenso dei genitori (come sono cambiati i tempi eh?). Ma quella volta la compagna era la migliore e lui era carico ed in forma come non era mai stato. In poche ore aveva stracciato via tutti gli avversari arrivando in finale dove a contendergli la medaglia del migliore c'erano alcuni tra i ballerini più forti di Roma e provincia: Frullone, Er Cipolla, i Gemelli di Trastevere e l'immancabile Spaghetto. I sei ragazzi e le loro compagne iniziarono a sfidarsi in vorticosi balli, in pose e prese senza dare segno di cedimento. Dopo aver trascorso una serata intera a menare i tacchi sul pavimento e a dimenarsi come invasati sotto le luci stroboscopiche intermittenti e colorate della Discoteca, era finalmente arrivato il momento della nomina del vincitore. La voce del presentatore aveva congedato quattro dei sei finalisti, ora al centro della pista erano rimasti solo in due: Enzo e Spaghetto. Il primo si carezzava il numero della pettorina e nessuno ancora oggi sa quali fossero stati i pensieri che gli facevano compagnia in quel momento; il secondo con un sorrisetto sicuro ed aderente al viso come la camicia al petto si stava guardando intorno come ad annunciare una vittoria scontata. Ma come accade in tutte le storie più belle ed imprevedibili l'annunciatore al microfono disse "...il vincitore è Enzo!!!". Negli occhi grandi di quel ragazzo in quel momento potevi rivedere lo stesso sguardo spugnato, vivo e fiero dello stesso ragazzino che qualche anno prima con i suoi gesti ed il suo pianto aveva fatto commuovere e sognare l'Italia intera. Il bello di queste storie è che sono in pochi a conoscerle e rappresentano il tesoro interiore di chi le ha vissute e poi un giorno volute raccontare...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Tiziano De Martino ha detto...

...e ancora non avete letto la storia del LUPO MANNANO ALLA GARBATELLA...prometto che presto ve la racconterò...e per questo devo ringraziare Enzo...