mercoledì 8 ottobre 2008

RAUL BOVA

La scritta “C’E’ UN NUOVO MESSAGGIO DI POSTA ELETTRONICA NON LETTO” continuava a lampeggiare intermittente al centro dello schermo brillante del PC.
Un click sul tasto sinistro del mouse, una bustina che si apre e sul monitor poche parole per una semplice domanda “allora a che ora e dove ci vediamo stasera?”.
Una breve pausa, le dita che ticchettano nervose sulla tastiera poi alla fine la risposta.
Simone, dopo quasi tre mesi di timido corteggiamento, era finalmente riuscito a fissare un appuntamento con Cristina, quella ragazza conosciuta casualmente in chat.
Non si erano ancora mai incontrati, ma praticamente sapevano quasi tutto l’uno dell’altra per via delle intere giornate e lunghe notti passate a scriversi davanti ad un computer.
Cristina per farsi riconoscere gli aveva postato una delle sue foto più belle.
Sceglierla non era stato facile e ci era voluta un’intera serata spesa insieme alle amiche dell’università per farlo.
Anche Simone aveva scelto la sua foto con cura “questa è perfetta!” aveva sorriso soddisfatto all’amico Paolo “qui Raul Bova è venuto davvero bene!”.
Simone infatti era un tipo troppo riservato per mostrare una sua foto alla ragazza e per questo aveva deciso di metterla sullo scherzo inviandole una foto del bell’attore.
Da quel giorno lui mentre le scriveva poteva immaginare la bella Cristina sorridere alle sue battute, arrossire per una avancés o commuoversi per via di certi discorsi.
Lei invece non aveva nessuna faccia da associare a quelle rassicuranti e dolci parole, se non quella del noto modello.
“L’attesa stavolta è finita!” pensò Cristina dopo aver schiacciato il tasto invio per chiudere la loro ultima conversazione e fissare l’appuntamento.
“Ci vediamo alle 16 sul pontile al centro della Rosa dei Venti…per me sarà facile riconoscerti per via della foto…ma lo sarà anche per te visto che sarò l’unico a stringere tra le mani tre rose bianche…una per ogni mese che abbiamo atteso questo momento” diceva l’ultima mail di Simone.
La curiosità della ragazza dunque sarebbe stata presto appagata, ancora poche ore e l’avrebbe incontrato.
A quell’ora di sabato pomeriggio il pontile era pieno di pescatori seduti accanto alle loro canne da punta spianate sull’acqua.
Cristina era arrivata in leggero anticipo rispetto all’orario stabilito e sembrava non stare più nella pelle.
Si guardava continuamente attorno alla ricerca di tre rose bianche e soprattutto di chi ci si nascondeva dietro.
Simone arrivò poco dopo.
La vide da lontano e si fermò.
“E’ proprio lei!” pensò ad alta voce “è proprio come nella foto…anzi è anche più bella!”.
L’emozione cominciò a far battere forte come un tamburo il cuore di Simone bloccandogli respiro e gambe.
Dopo essere rimasto in piedi appoggiato ad un cornicione indeciso sul da farsi, decise che era arrivato il momento di non titubare più ed agire.
Così quando Cristina aveva quasi perso la speranza di quell’incontro si vide improvvisamente apparire davanti i tre fiori bianchi che tanto aspettava.
La ragazza colta di sorpresa rimase immobile come fosse pietrificata. L’unica cosa che fece fu accennare con un angolo della bocca un sorriso che però lasciò trasparire tutto il suo disappunto e la sua delusione.
“E’ uno scherzo?” domandò seria.
“Veramente no!” rispose Simone mostrando dietro la macchinetta per i denti il suo sorriso imperfetto.
“Ma tu avrai si e no dodici anni!!!” esclamò Cristina allargando le braccia “tu non puoi essere Simone!!!”.
Il ragazzino coi fiori ancora in mano si sentì quasi svenire poi disse “tredici”.
“Tredici cosa?” gridò Cristina.
“Tredici anni…” continuò Simone con le lacrime quasi agli occhi “ho tredici anni non dodici…ed ovviamente non sono Simone” mentì il ragazzino.
Cristina continuò a fissarlo senza riuscire a capire.
Il suo viso tirato e cereo adesso tradiva tutta la sua bellezza.
“Lui non è potuto venire all’appuntamento ed ha mandato me…mi ha detto di salutarti…abbracciarti…darti questi” gli porse le rose “…e dirti addio…”.
La ragazza coi fiori in mano rimase in silenzio senza dire nulla.
La pietra che ora sentiva nel petto fece un salto poi subito si calmò.
Gli occhi improvvisamente cominciarono a riempirsi di lacrime e quando la prima le bagnò salata le labbra Simone era già lontano e stava parlando al cellulare con un amico “…oh ciao Paolo…non è andata tanto bene…tra venti minuti vengo a fare una partita alla Play da te così ti racconto tutto…”.
Inutile aggiungere che i due dopo quella volta non si sentirono più.
Ancora oggi però, a distanza di tanti anni, Cristina quando ripensa a Simone apre il cassetto vicino al letto e sorride con rimpianto davanti alla foto di Raul Bova.

1 commento:

Tiziano De Martino ha detto...

Come promesso altro giro altro racconto! sempre in versione super slim però!
Spero le cose vadano come mi auguro e di poter far leggere questi nuovi racconti alle persone interessate.
Detto questo aggiungo che l'idea di questo racconto è ormai datata 2005. Rimasto intrappolato all'interno del mio quadernone per quasi tre anni, rivisto, rivisitato e corretto, è finalmente pronto. Il titolo ha un suo perchè ovviamente, ma non aggiungo altro...