lunedì 19 gennaio 2009

I DOLORI DEL GIOVANE WALTER

Walter incontrò per la prima volta il “Maestro” una domenica mattina di tanti anni fa su un campetto polveroso e pieno di buche ed erbacce nella profonda periferia romana. Walter era l’ala destra più forte e veloce dell’altra sponda del Tevere, mentre il “Maestro” era l’allenatore con cui la dirigenza sperava tanto di poter fare quel salto di qualità che mancava da anni. Del primo si sapeva tutto: era un ragazzino di sedici anni che fino ad allora aveva giocato solo coi coetanei nella Parrocchia di Don Aristide; aveva i capelli dritti come spaghi pettinati col ciuffo, il naso schiacciato da pugile ed un paio di scarpe di pezza con lo spago al posto dei lacci che aveva avuto in regalo dal padre dopo un’estate intera passata ad aiutarlo a consegnare le ceste con il pane per il forno dove lavorava l’uomo. Del secondo invece si sapeva poco o niente. Qualcuno diceva che fosse sudamericano, argentino o forse più probabilmente brasiliano e che addirittura a fine carriera fece da chioccia ad un giovanissimo Pelè nelle fila del Santos. Io francamente non ho mai creduto a tutte quelle storie perché quando il “Maestro” parlava lo faceva si con un accento del sud, ma più che del Sud-America sembrava quelloSdel Sud-Italia. Sta di fatto che, sia che si trattasse di realtà o di finzione, per metterlo sotto contratto la dirigenza della squadra di calcio del nostro paese chiese aiuto al Sindaco che organizzò una Mega-Lotteria di Ferragosto i cui proventi bastarono giusti giusti per pagargli i primi tre mesi di lavoro. Per i successivi mesi di campionato tutti speravano in risultati tali da poter attirare l’attenzione di un grande sponsor, come ad esempio quello della “Salumeria dei fratelli Borghi”, sicuramente l’attività più redditizia di tutto il basso Lazio. In fin dei conti la speranza era l’ultima a morire e la nostra squadra erano davvero troppi anni che più che paura faceva ridere.Quella domenica mattina Walter sedeva comodo in panchina quando il terzino della squadra avversaria, un certo Mario Vendrame detto Spacca, 42 anni di professione Sfasciacarrozze, prese a calci la mia rotula facendola schizzare fuori dall’articolazione mettendomi fuori gioco. “Togliti la tuta ed entra” fece il “Maestro” rivolgendosi verso Walter che con un’espressione di sorpresa domandò “io Mister?”.Il “Maestro” annuì con il capo e mimò dei gesti come per invitare il ragazzino a fare in fretta.Quando Walter entrò in campo la partita era bloccata sullo zero a zero e mancavano meno di dieci minuti alla fine. Per i primi cinque o sei Walter si limitò a coprire il suo ruolo senza toccare un pallone. Ma allo scadere del tempo Alvaro Citti detto Brando per via della somiglianza con Marlon il noto attore, tagliò in diagonale il campo e servì perfettamente Walter sulla sua fascia di competenza. Il ragazzino con quel pallone pesante e ricoperto di fango sotto i piedi alzò la testa e vedendo che vicino non c’erano compagni liberi decise di fare tutto da solo. Così partì di slancio e con un solo scatto lasciò dietro di se i gemelli soprannominati Falcao (Paolo e Roberto) a mangiare la sua polvere. Ora tra lui e la porta c’era solo Spacca che come era sua abitudine fare puntò dritto sulle gambe del giovane attaccante piuttosto che sul pallone. Quando il terzino più falloso di tutto l’agropontino gli si scaraventò addosso, Walter fece una finta degna del miglior George Best e facendosi passare la palla sotto la suola della sua fidata scarpa di pezza la calciò sotto le gambe dell’avversario scartandolo. Walter adesso era da solo davanti al portiere. Gli sguardi dei due si incrociarono per un istante prima che il ragazzino alzasse la gamba destra pronto per calciare. Il pubblico trattenne il respiro e tutto intorno al campo rimase in silenzio. Silenzio che fu rotto dal “minchia ma che cazzo facisti!!!” gridato a squarciagola dal “Maestro” verso Walter che nel tentativo di calciare in porta era rotolato in terra dopo aver inciampato su uno dei lacci di spago delle sue scarpe regalando il pallone al portiere avversario. Fu proprio lui a poco dopo a passare la palla a Mario Vendrame che senza pensarci su troppo, approfittando di quell’incidente, partì al galoppo a testa bassa verso la nostra area di rigore. La terra sotto i nostri piedi vibrò come se fosse mossa da una mandria di tori inferociti. Quando Mario Vendrame detto Spacca fu davanti alla porta calciò il pallone prendendolo con la punta del suo scarpino Pantofola d’Oro con una tale violenza che quando colpì il palo, prima insaccarsi in rete, lo liberò di almeno due strati di vernice.Il “Maestro” lanciò ancora un paio di urla in cielo prima di buttare giù a calci la panchina.Quella prima partita di campionato la perdemmo uno a zero, la nostra squadra non trovò mai uno sponsor ed il “Maestro” alla fine dei tre mesi se ne tornò in Sud-America.E Walter? Di Walter dopo quella volta non ho più sentito parlare, ma c’è chi giura che dopo qualche anno sia diventato uno dei portieri di calcio più forti al mondo…

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