lunedì 26 settembre 2011

UN ALIBI DI SCORTA DI ENRICO MONTESANO

A me Enrico Montesano è sempre piaciuto. E per sempre intendo dai tempi in cui recitava nel “Conte Tacchia” di Sergio Corbucci fino all’apparizione in “EX” di Fausto Brizzi, passando per l’immortale “Febbre da cavallo” e “Mi faccia causa” (il mio preferito) di Steno. E non mi erano dispiaciute neanche le sue apparizioni televisive in “S.P.Q.M.” e “Fantastico Enrico” e le sue performance teatrali, una tra tutte “Il Rugantino”.
Così quando Maria mesi fa mi ha portato a sorpresa a casa “Un alibi di scorta” il suo primo romanzo la curiosità e la voglia di leggerlo è stata davvero forte! Infatti io stimo molto gli “artisti” poliedrici che sanno spaziare in campi diversi: attori che diventano cantanti che diventano scrittori che sanno anche disegnare e via discorrendo. Un “caso” che mi appassionò anni addietro fu quello di Giorgio Faletti, un artista che dopo anni di prigionia in personaggi da “Drive in” si reinventò dapprima cantante impegnato (“Signor tenente”) a Sanremo ed abile scrittore di thriller (“Io uccido”) poi. Inizialmente la sua “mutazione” mi esaltò parecchio, poi bastarono un paio di sue dichiarazioni in tv, una frase “sbagliata” detta durante la presentazione di “Niente di vero tranne gli occhi” alla Feltrinelli (un giorno ve la racconterò questa storia) ed il sospetto (poi divenuta certezza!) che non fosse lui a scrivere i suoi romanzi per farmi passare tutti gli entusiasmi e per far crollare sotto le scarpe la stima nei suoi riguardi. Cosa che non credo succederà col buon vecchio EM perchè pur non essendosi dimostrato un gran talento alla scrittura, almeno i suoi romanzi se li scrive da solo! E questo lo dimostra il fatto che “Un alibi di scorta” infatti è infatti un racconto molto “alla buona” che non sembra avere grandi pretese concettuali, stilistiche e di contenuto. Il libro di 154 pagine scritto da EM in un bel romano accessibile anche ai non-romani, racconta la storia dai toni agrodolci di un geometra (Pietro detto Alboreto) che in seguito ad un’accidentale caduta avvenuta durante l’ispezione in un cantiere edile, rimane paralizzato dalla vita in giù. Questo incidente ovviamente comporterà una serie di cambiamenti nella sua tipologia di vita che saranno poi la causa dell’inaspettato spostamento degli affetti a cui sarà soggetto. Quindi un tema un po’ sfruttato che però EM non ha la presunzione e la pretesa di utilizzare per farci la morale sul tema dell’invalidità, ma piuttosto come concept iniziale intorno al quale costruire la storia che nelle sue intenzioni doveva essere un thriller (ma che un thriller non è!) capace allo stesso tempo di far ridere (senza successo!) e riflettere (poco). “Un alibi di scorta” infatti è secondo me un racconto incompiuto perché non ha il ritmo e le svolte narrative di un thriller, manca completamente della costruzione “umoristica letteraria” (la maggior parte delle battute sono affidate alla dialettica del protagonista ed avrebbero funzionato di più in video) e quando prova a “trasmettere emozioni” purtroppo scade nel banale. Comunque sia non tutto è male, infatti EM mostra una certa confidenza con la scrittura e riesce nel difficile compito di realizzare più di centocinquanta pagine di lungo, lunghissimo monologo che risulta si di facile lettura, ma che è nello stesso tempo anche davvero molto piatto. “Un alibi di scorta” ha il torto di non coinvolgerti mai nella storia che racconta, di non farti affezionare a nessun personaggio (tutti peraltro tracciati con superficialità) e di non lasciarti nulla o quasi nel momento in cui arrivi alla parola fine. Secondo il mio modesto parere EM nasce per stare davanti ad una telecamera ed è lì che ha dato e può dare ancora il meglio; questo tentativo, seppur nobile di scrittura, è un po’ fallito e il fatto di aver definito questa sua opera come scritta per immagini e pensata per il cinema non è una giustificazione perché probabilmente “Un alibi di scorta” magari potrà essere pure un bel film, ma intanto è un libro brutto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ormai parallelamente al ruolo di tecnico radiologo hai intrapreso quello del recensore o meglio critico a giudicare dal modo attento in cui ti esprimi.Leggerti incuriosisce perchè lo fai senza pretese di "ruffianamento"del lettore anzi conoscendoti so che per la tua smania di sapere e di curiosità attendi di gran lunga qualcuno che aggiunga informazioni alle tue.Bello, è proprio bello che tra la dilagante pigrizia c'è qualcuno che cerca stimoli continui, grazie cuch!
chicca