Domani andrò alla Fiera del Fumetto a Roma per comprare questo:
e questo:
Spero di trovarli...
Sono da sempre un “divoratore” di fumetti di tutti i “tagli” e di tutti i generi, ma è solo da poco tempo (circa un anno) che mi sono avvicinato alle Graphic Novels o come preferisco chiamarle io “Romanzi grafici”. E devo dire che negli ultimi mesi mi è capitato di leggerne anche di molto belli, “LMVDM” di Gipi e “Il Selvaggio” di Almond-McKean su tutti, come l’ultimo che mi è capitato tra le mani: “I Kill Giants” scritto da Joe Kelly ed illustrato da KM Ken Niimura. L’acquisto di questo “fumetto” è stato del tutto casuale: avevo un buono di venti euro da spendere nella mia fumetteria di fiducia e dopo quasi mezzora di indecisione mi sono lasciato convincere dalla copertina, dal tratto del disegnatore e dalla protagonista, una ragazzina sociopatica impegnata nella lotta ai giganti! Lo ammetto, ho sempre avuto un debole per le storie che hanno come protagonisti bambini e/o adolescenti e quando ho visto Barbara Thompson è stato immediatamente colpo di fulmine. BT è la protagonista di questa storia che affronta in maniera molto particolare alcuni delicati temi legati alle paure dei bambini “incarnate” nelle figure dei giganti che questa ragazzina, sveglia e coraggiosa, si troverà ad affrontare e sconfiggere grazie al suo fedele martello Coveleski (davvero molto interessante la storia che c’è dietro al nome di questa arma). Mi rimane molto difficile poter aggiungere altro a quanto scritto senza correre il rischio poi di anticipare troppo per chi fosse interessato alla sua lettura, per questo concludo questo mio breve commento dicendo che secondo me “I kill Giants” è un gran bel romanzo grafico sui bambini, ma per adulti, che ha tra i suoi punti di forza un’impaginazione e un ritmo molto cinematografico, un tratto semplice a metà strada tra i comics americani e il manga, una trama costruita in maniera perfetta ed un finale davvero commovente. E non ditemi che per quindici euro tutto questo non vi basta…
Così quando Maria mesi fa mi ha portato a sorpresa a casa “Un alibi di scorta” il suo primo romanzo la curiosità e la voglia di leggerlo è stata davvero forte! Infatti io stimo molto gli “artisti” poliedrici che sanno spaziare in campi diversi: attori che diventano cantanti che diventano scrittori che sanno anche disegnare e via discorrendo. Un “caso” che mi appassionò anni addietro fu quello di Giorgio Faletti, un artista che dopo anni di prigionia in personaggi da “Drive in” si reinventò dapprima cantante impegnato (“Signor tenente”) a Sanremo ed abile scrittore di thriller (“Io uccido”) poi. Inizialmente la sua “mutazione” mi esaltò parecchio, poi bastarono un paio di sue dichiarazioni in tv, una frase “sbagliata” detta durante la presentazione di “Niente di vero tranne gli occhi” alla Feltrinelli (un giorno ve la racconterò questa storia) ed il sospetto (poi divenuta certezza!) che non fosse lui a scrivere i suoi romanzi per farmi passare tutti gli entusiasmi e per far crollare sotto le scarpe la stima nei suoi riguardi. Cosa che non credo succederà col buon vecchio EM perchè pur non essendosi dimostrato un gran talento alla scrittura, almeno i suoi romanzi se li scrive da solo! E questo lo dimostra il fatto che “Un alibi di scorta” infatti è infatti un racconto molto “alla buona” che non sembra avere grandi pretese concettuali, stilistiche e di contenuto. Il libro di 154 pagine scritto da EM in un bel romano accessibile anche ai non-romani, racconta la storia dai toni agrodolci di un geometra (Pietro detto Alboreto) che in seguito ad un’accidentale caduta avvenuta durante l’ispezione in un cantiere edile, rimane paralizzato dalla vita in giù. Questo incidente ovviamente comporterà una serie di cambiamenti nella sua tipologia di vita che saranno poi la causa dell’inaspettato spostamento degli affetti a cui sarà soggetto. Quindi un tema un po’ sfruttato che però EM non ha la presunzione e la pretesa di utilizzare per farci la morale sul tema dell’invalidità, ma piuttosto come concept iniziale intorno al quale costruire la storia che nelle sue intenzioni doveva essere un thriller (ma che un thriller non è!) capace allo stesso tempo di far ridere (senza successo!) e riflettere (poco). “Un alibi di scorta” infatti è secondo me un racconto incompiuto perché non ha il ritmo e le svolte narrative di un thriller, manca completamente della costruzione “umoristica letteraria” (la maggior parte delle battute sono affidate alla dialettica del protagonista ed avrebbero funzionato di più in video) e quando prova a “trasmettere emozioni” purtroppo scade nel banale. Comunque sia non tutto è male, infatti EM mostra una certa confidenza con la scrittura e riesce nel difficile compito di realizzare più di centocinquanta pagine di lungo, lunghissimo monologo che risulta si di facile lettura, ma che è nello stesso tempo anche davvero molto piatto. “Un alibi di scorta” ha il torto di non coinvolgerti mai nella storia che racconta, di non farti affezionare a nessun personaggio (tutti peraltro tracciati con superficialità) e di non lasciarti nulla o quasi nel momento in cui arrivi alla parola fine. Secondo il mio modesto parere EM nasce per stare davanti ad una telecamera ed è lì che ha dato e può dare ancora il meglio; questo tentativo, seppur nobile di scrittura, è un po’ fallito e il fatto di aver definito questa sua opera come scritta per immagini e pensata per il cinema non è una giustificazione perché probabilmente “Un alibi di scorta” magari potrà essere pure un bel film, ma intanto è un libro brutto.![]() |
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| Sesta fila posti centrali! |
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| Locandina in stile "Drew Struzam" |
Considero Joe Dante un grande Autore e Regista che ha lasciato indelebilmente un segno sulla mia “cultura” cinematografica grazie ad alcune pellicole che io considero per motivi diversi assoluti capolavori: Piranha, L’ululato, Gremlins, Explorers e Salto nel buio (in ordine rigorosamente cronologico). Da Salto nel buio in poi, se si fa eccezione per Small Soldiers, però la produzione artistica di JD non mi aveva più convinto, interessato ed incuriosito almeno fino a quando non ho saputo dell’uscita di The Hole al cinema. Gli Horror soft americani, alla Scream per intenderci, infatti non mi sono mai dispiaciuti (primo su tutti So cosa hai fatto) così appena ho saputo dell’uscita di The Hole mi sono precipitato in sala, ma per risparmiare quattro euro ho scelto di vederlo in 2D. Ora il film in se per se non è male e non manca di qualche spunto interessante e divertente, solo che ormai come succede per quasi tutte le pellicole pensate per il 3D: riprese, movimenti di macchina ed anche l’iter narrativo stesso sono studiati appositamente per valorizzare questo aspetto a discapito purtroppo dei contenuti. The Hole non fa eccezione e la dimostrazione lampante di quanto ho appena scritto è tutta contenuta nel suo finale convulso, esagerato e visionario che impressiona a livello di 3D, ma che cozza fortemente con la gradevolezza dei toni assunti dal film fino a quel punto. Parlando invece esclusivamente del blu-ray devo dire che secondo me merita di essere visto perché nel passaggio Cinema-Home Cinema il 3D ci ha guadagnato parecchio per via dell’alta definizione che rende ancora più apprezzabile una ben realizzata profondità di campo e perché gli effetti pop-out (anche se un po’ pochi e fine a se stessi) sono davvero ben riusciti e visivamente molto belli. Detto questo aggiungo soltanto una mia considerazione personale ossia che The Hole è un film che una volta visto non avrai voglia di rivedere subito e neanche uno di quelli che per fare lo “sbruffone” con gli amici metterai su per impressionarli a colpi di 3D; per questo motivo (ed anche perché attualmente è uno dei pochi film in 3D disponibili a noleggio) non mi sento di consigliarne l’acquisto (edizione con doppia copia 3D stereoscopico con occhiali lente verde-rossa e copia 3D attivo) a meno che non si è dei veri collezionisti o appassionati, in questo caso fatevi un giro su internet e cercate di non spendere più di 20-22 € perché di più non li vale credetemi.
Grand Hotel Admiral: come ho già detto la base del nostro soggiorno è stata Chianciano Terme e più precisamente il Grand Hotel Admiral, una struttura a quattro stelle con piscina esterna e centro benessere SPA all’interno. I commenti che Maria aveva trovato disseminati su internet erano piuttosto buoni ed il fatto che ci venisse offerta la possibilità di pernottare per due notti con la prima colazione e il centro benessere incluso a 59,90 € ci hanno convinto subito ad accettare. A conti fatti credo però che ad aderire a quell’offerta così vantaggiosa siamo stati davvero in molti perché l’Hotel era davvero pieno di gente e addirittura prendere un ascensore è stata un’impresa. Il fatto di essere in molti ha poi avuto risvolti estremamente negativi sull’accesso alla SPA che sembrava la piscina comunale in un giorno di festa! Gente dappertutto: lettini occupati da teli, fila per le docce, saune spesso con solo posti in piedi e vasca termica inavvicinabile. Ovviamente in queste condizioni rilassarsi è stato praticamente impossibile per questo dopo una mezzora scarsa io e Maria ce ne siamo andati a cercare un po’ di relax nella zona attrezzata intorno alla piscina esterna; e devo dire che le cose sono andate meglio. Comunque sia, indipendentemente dalla ressa di gente, il mio giudizio sulla SPA sarebbe stato negativo perché piuttosto angusta come struttura, stilisticamente anonima, sporca e mal gestita ed organizzata da personale poco professionale. Trovo assurdo che all’interno della SPA si possa entrare con le ciabatte personali usate anche all’esterno e che la porta antipanico sia tenuta aperta per consentire alla gente di uscire nel piccolo spiazzo antistante per fumare una sigaretta prima di rientrare! Non ci siamo. Per il resto la struttura secondo me non merita le quattro stelle perché gli arredi, i dettagli e i particolari non sono curati assolutamente; non abbiamo trovato frutta o cioccolatini in camera come era scritto sulla presentazione, il bagno non valeva più di due stelle, il copriletto era bucato, i muri accanto agli ascensori pieni di scritte neanche fosse un muretto di un cortile, il personale vestito trasandato e sporco e la colazione piuttosto dozzinale senza la possibilità di avere un caffè espresso o un cappuccino. Diciamo che a poco meno di 60 € la coppia questo Hotel va bene, ma alle cifre di listino è da evitare alla grande! Nota lieta finale i due buoni omaggio per un trattamento viso e un massaggio da poter utilizzare o regalare entro il 31 dicembre.
Pienza è davvero molto bella e se me lo avevano anticipato un po’ tutti un motivo doveva pur esserci. Anche questo paese è molto caratteristico e tra una bottega d’artigiano del cuoio e quella del formaggio e del vino la passeggiata intorno alla piazza centrale col Municipio, il Duomo e la Posta è davvero molto gradevole.