giovedì 28 gennaio 2010

OTTANTACINQUESIMO PASSO

LA VITA LA MORTE L'AMORE

Roma: chi segue questo blog e mi conosce sa bene che lavoro ormai da diversi anni in un'ospedale della mia città e più precisamente in un reparto di sala operatoria di urgenza. Il 90% del mio tempo nel nosocomio lo trascorro con un cerca-persona in tasca che suona continuamente ogni qual volta serve un mio intervento. E devo dire che di squilli ne ho sentiti davvero tanti ultimamente e a tutto somigliavano tranne che a quelli di una tromba; infatti non ho mai trovato araldi che annunciassero il mio arrivo davanti alla linea rossa della camera operatoria. Neanche oggi quando ho visto morire un ragazzo davanti ai miei occhi. Aveva 31 anni e sette mesi quando il suo cuore ha cessato di battere. Emorragia cerebrale spontanea. Significa che improvvisamente e senza motivo la sua testa si è riempita di sangue e quando è arrivato in ospedale nel mio reparto d'urgenza era ormai troppo tardi. Penserete che lavorando in un posto del genere ci sia abituato a queste scene, che mi tocchino solo di striscio, ma vi giuro non è così. Alla morte e al dolore non ci si abitua mai. Non c'è un vaccino che ti rende immuni a questo purtroppo e la pelle così si comincia ad increspare strato su strato mossa da brividi, la bocca si asciuga ed inizi ad ingoiare sabbia al posto della saliva. F. 31 anni e sette mesi è morto nello stesso ospedale dove suo figlio M. stava per nascere. E si, perché F. si era preso un permesso dal lavoro di manovale e con le mani ancora imbiancate di calce era salito di corsa sul suo scooter per raggiungere sua moglie S. e suo figlio M. perché quel momento non se lo voleva perdere, non voleva farselo raccontare, voleva semplicemente viverlo. Mentre S. si contorceva su un lettino ginecologico pronta a diventare madre, F. lottava tra la VITA e la MORTE. F. muore alle 11.07 di un giovedì piovoso, M. ,suo figlio, nasce alle 11.12 dello stesso giorno, pesa 3.8 kg ed è un bellissimo bambino. S. quando lo guarda per la prima volta vede in lui gli occhi del padre, versa una lacrima e se lo stringe forte al petto. Poi prende il cellulare e compone il numero di F. per dirgli che suo figlio è nato, che gli somiglia e che lei lo ama. Il telefono risponde libero e all'ingresso della sala un cellulare comincia a squillare. Sul display lampeggia la scritta AMORE...una, due, tre volte. Io non ho il coraggio di rispondere. Quattro, cinque e sei, il cellulare smette di squillare. I medici e gli infermieri escono dalla stanza io resto ancora un pò lì, guardo F. coperto da un lenzuolo bianco e penso che è meglio prendersi gioco della vita prima che lei si prenda gioco di te...

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