Era dal 1988 che non finivo un videogioco da solo! Erano i tempi del primo Zelda per il NES 8 bit, un’avventura che mi aveva tenuto impegnato dalla Befana a Pasqua facendomi appassionare in maniera completa e definitiva al piccolo Link. Da lì in poi ho giocato a talmente tanti videogiochi che sarebbe impossibile per me stilarne una lista qui, ma quelli che sono riuscito a terminare sono davvero pochi : oltre a tutti gli Zelda ricordo i vari “Punch-Out” (per NES, Super Nintendo e WII), tutta la saga dei “Resident Evil” (comprese le esclusive per Dreamcast e Game Cube), il primo "Naruto" per X-Box, lo stupendo “Shenmue” per Dreamcast e poco altro. Ma in quasi tutte queste occasioni accanto a me c’era sempre qualcuno ad aiutarmi: da Andrea a Damiano passando per Daniele, Gabriele e Luciano. “Uncharted – L’Abisso d’oro” invece l’ho terminato da solo! Ci ho giocato una decina di giorni sulla PS Vita gentilmente prestatomi da Andrea e devo dire che mi è piaciuto ed anche parecchio. Il mio giudizio ovviamente tiene conto del fatto che si tratta di un gioco nato e pensato per una console portatile, quindi con tutti i limiti del caso riferiti soprattutto alle ridotte dimensioni dello schermo di gioco che non consentono un’esplorazione degli ambienti paragonabile a quella di una home-console. Nonostante questo però UAO, attraverso una serie di accorgimenti ed adattamenti pensati dai programmatori (come ad esempio quella di far brillare i tesori o gli appigli più nascosti) è un videogioco che si difende bene e regge il confronto con i suoi fratelloni più grandi della Play3. Questa è una mia opinione e chi legge questo post deve avere subito chiaro il concetto che io non sono un videogiocatore professionista ne tantomeno un esperto del settore che scrive per riviste, ma soltanto un semplice appassionato che ha voglia di dire la sua e giudica il tutto filtrandolo attraverso il proprio gusto personale. E a proposito di gusto io sono tra quelli che quando accende una qualsiasi console vuole divertirsi e non stressarsi, quindi non amo troppo i giochi che richiedono un super impegno o che mi fanno svegliare di notte perché non riesco a superare un livello! Bene UAO è un videogioco spassoso ed avvincente con un’ottima grafica, un gameplay facile ed intuitivo, una storia ben realizzata che non richiede un coefficiente intellettivo sopra la media per essere compresa e un livello di difficoltà che può essere ritagliato addosso ad ogni giocatore in base alla propria abilità. Io ci ho giocato e l’ho finito a livello normale in circa dieci giorni giocandoci circa quindici ore (che sono un tempo breve per chi fosse riuscito a completarlo con una percentuale vicina al 100%, ma che diventa un tempo decisamente eccessivo per chi come me si è limitato ad una percentuale vicina al 15%); ho risolto solo una piccola parte dei tantissimi, forse eccessivi, misteri che sono disseminati ovunque nei 34 capitoli che compongono il gioco: ho provato a scattare tutte le foto e a trovare tutte le giade e le carte da gioco, ma dovendo restituire indietro il gioco in tempi brevi ho badato più alla sostanza che ad altro. Concludo il post con una serie di considerazioni che spero orientino il più possibile la scelta di chi fosse interessato all’acquisto:
- Ho trovato l’ambientazione un po’ troppo monotona e ripetitiva: 34 capitoli tra foresta e montagne sono decisamente troppi nonostante qualche livello in canoa ed il finale nel tempio.
- Finire il gioco a livello normale è semplice e se lo è stato per me figuriamoci per i più esperti. Per fortuna ci sono altri due livelli di maggiore difficoltà anche se non oso immaginare come sia giocare in modalità facile e soprattutto molto facile (immagino che qui i nemici si suicidino!)
- Mi piace la possibilità di poter rigiocare tutti i livelli singolarmente e al livello desiderato per poter sbloccare i misteri e trovare i tesori. Questo rende il gioco più longevo e da modo ai videogiocatori più esigenti e meticolosi di finirlo al 100%.
- Una volta finita l’avventura non ti rimane molta voglia di rigiocarla.
- Nonostante sia la punta di diamante della nuova nata in casa Sony, “Uncharted – L’Abisso d’oro” non sfrutta a dovere e fino in fondo le potenzialità della console e soprattutto dei due touch-screen contrapposti. Ma siamo solo all’inizio e credo sia normale.
- Io ho giocato con la mira automatica e mi sono divertito, ma per chi ha più manualità consiglio la mira manuale.
- I comandi sono semplici, intuitivi e soprattutto comodi.
- Giocare a UAO disabilita le funzioni online.
- Probabilmente UAO non vale i circa 50€ che servono per acquistarlo. Consiglio di prenderlo usato o di comprarlo nuovo per poi rivenderlo una volta finito.
Concludo spendendo due parole sulla PS Vita: da quel poco che sono riuscito a vedere la neonata console Sony è un bel giocattolone portatile con uno schermo grande, bellissimo e brillante; i due touch-screen contrapposti sono molto sensibili (quello posteriore però è davvero scomodo da usare!), i due mini stick analogici rispondono molto bene e velocemente ai comandi e le distanze tra i vari bottoni e grilletti sono giuste. Come tutte le console portatili viste e provate finora però anche questa dopo l’utilizzo oltre la mezzora risulta scomoda e ti fa addormentare le mani. Per il resto mi sembra di poter parlare di un buon prodotto che però secondo me non è destinato a fare il botto sul mercato perché si colloca ancora una volta a metà strada tra un tablet (tipo iPad) e una console portatile pensata solo per i videogiochi (tipo il DS). La schermata principale della home con le icone circolari saltellanti le trovo davvero troppo infantili e meno belle di quelle usate dalla Apple, ma anche da Android.
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