Sabato sera, dopo un paio
di rinvii, io e Maria siamo riusciti finalmente ad andare a vedere al
cinema “Come non detto” di Ivan Silvestrini. Scrivo finalmente
perché il livello di curiosità e di aspettativa, almeno il mio, era
piuttosto elevato, anzi oserei dire quasi a “livello di guardia”;
questo perché Ivan (sono certo che non si offenderà se gli do
confidenzialmente del tu) era stato uno tra i pochi Registi ed Autori
“emergenti”, italiani e non, capace di sorprendermi e catturarmi
con il suo “Stuck – The Chronicles of David Rea”, una
produzione che definire web-series è secondo me davvero riduttivo
perché per come è stata pensata, costruita e realizzata la
considero già pronta per il lancio sul piccolo schermo. Di Stuck
comunque ne ho già parlato su questo blog e più diffusamente su
tutti i social network in cui posseggo un account, facendogli tanta
pubblicità ed invitando chi non l’avesse ancora visto a farlo al
più presto (sei episodi uno più coinvolgente dell’altro!). In
momenti di spiccato entusiasmo mi sono addirittura lasciato andare ad
ardui (ma calzanti dal mio punto di vista) paragoni tra il David Rea
di Ivan, personaggio geniale e di gran spessore, e i più illustri
Dottor House di David Shore, Cal Lightman di Samuel Baum e Sherlock
di Moffat & Gatiss. Ora con questa premessa era impossibile per
me non andare in sala a vedere il debutto cinematografico di Ivan
così, dopo aver perso purtroppo la prima all’Adriano del 3
settembre e quella in tutti gli altri cinema del 7, sabato scorso ho
provveduto ed oggi posso scrivere senza possibilità di smentita che
“Come non detto” è davvero un bel film; e non lo scrivo solo da
“giovane critico cinematografico” che sta attento al movimento di
macchina, all’inquadratura, alla fotografia etc., ma anche e
soprattutto da spettatore appassionato di cinema che spera sempre di
trovarsi davanti una storia capace di farlo commuovere, sorridere ed
affezionare ai protagonisti per rivivere attraverso le loro storie le
sue. In “Come non detto” ho ritrovato tutto questo, la relazione
tra Mattia ed Eduard, vissuta tra l’indecisione e il dubbio, è
infatti solo la portata principale di un banchetto ben più ricco che
comprende, oltre all’omosessualità, altre tematiche importanti
come la famiglia, i giovani e l’amore, il tutto trattato con garbo,
semplicità ed un pizzico di provocazione. Insomma una commedia
elegante e mai banale che alterna bene i momenti di umorismo con
quelli di riflessione e che ha il grande merito di non servirsi mai
della volgarità per strappare una risata. Per non correre il rischio
di spoiler preferisco non scrivere nulla sulla trama del film, ma
voglio aggiungere due parole sul suo regista, Ivan Silvestrini. Il
giovane cineasta romano sembra non aver risentito minimamente del
grande salto dal corto al lungometraggio, la sua regia mi è sembrata
infatti attenta, raffinata e funzionale alla storia con degli slanci
stilistici apprezzabili soprattutto nelle scene d’amore tra i due
protagonisti. Concludo il mio commento facendo i complimenti a tutto
il cast (dal sorprendente Josafat Vagni alla convincente Monica
Guerritore passando per uno strepitoso Francesco Montanari), a chi ha
il merito di averlo selezionato e scelto ed infine ad Ivan, un
bravissimo (e simpatico) Regista che rappresenta il presente e
(spero) il futuro del Cinema italiano. Ora non vi resta altro da fare
che prendere il vostro ragazzo/a, chiamare amici e parenti, uscire di
casa e andare al cinema a vedere “Come non detto”, se non lo fate
allora vuol dire che vi meritate davvero Neri Parenti!
Nessun commento:
Posta un commento