Ho da poche ore terminato di (ri)leggere la serie regolare di Brad Barron, senza gli albi Speciali per intenderci, ed ho diverse considerazioni da fare, ma prima di entrare nel vivo del mio commento è doveroso da parte mia fare una piccola premessa. Brad Barron è una serie Bonelli del 2006 che ha rappresentato per la famosa Casa Editrice milanese un esperimento perché a differenza di tutte le altre “testate” bonelliane è stata la prima ad essere pensata, scritta ed illustrata per auto-concludersi nell’arco di diciotto storie mensili. Dunque una vera e propria novità che poi ha fatto da apripista per diverse mini serie successive edite sia da Bonelli (Damian, Gea, Volto Nascosto, Caravan, Lilith, Greystorm, Cassidy e Shangay Devil) che da altri (Detective Dante, David Murphy, Valter Buio, Dr. Morgue e via discorrendo). Il motivo di questa nuova scelta editoriale è facilmente spiegabile dal momento storico che stava vivendo in quel periodo il mondo dell’editoria e del fumetto italiano che proprio in quegli anni stava facendo registrare un preoccupante calo di interesse e di vendite dovuto in parte all’inizio di una crisi economica più generalizzata ed in parte allo spostamento di interesse verso gli svaghi definiamoli tecnologici. In un contesto difficile come quello e con alle spalle due autentici fallimenti (Gregory Hunter e Jonathan Steele) anche per una Casa Editrice forte e ben avviata come la Bonelli il lancio di una nuova serie a fumetti rappresentava un’incognita ed un vero e proprio rischio, da qui dunque la scelta di una mini-serie che sia in caso di flop che di successo si sarebbe conclusa col numero diciotto. A distanza di diversi anni e a conti fatti posso tranquillamente scrivere che Brad Barron ha rappresentato per Bonelli un inaspettato successo editoriale e di pubblico che ha portato al successivo lancio di cinque numeri speciali (l’ultimo in uscita il prossimo 29 novembre) ed ha indirizzato la casa editrice verso questo tipo di pubblicazioni. Detto questo posso finalmente puntare al cuore della mia breve recensione. Brad Barron è un eroe “controvoglia” (nato dalla vivace penna di Tito Faraci) che si muove attraverso un’America che appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale si ritrova a doverne combatterne un’altra ancora più difficile, dura e crudele contro la razza Aliena dei Morb. Il plot alla base della storia è molto semplice, ma altrettanto efficace: la Terra viene invasa dagli Alieni Morb che in brevissimo tempo la conquistano assoggettando la razza umana. Il destino del Pianeta è nelle mani di un solo uomo, Brad Barron, ex militare protagonista dello sbarco in Normandia che sfuggito dalla prigionia Aliena ha a disposizione un anno e mezzo (la durata della serie!) per ritrovare sua moglie e sua figlia, sconfiggere i Morb e salvare il Mondo! Se alla fine della storia il nostro eroe dalle evidenti fattezze di George Clooney ce la farà oppure no io non lo svelerò qui, quello che invece posso dirvi è che a me Brad Barron è piaciuto ed anche parecchio perché pur avendo come protagonisti gli Alieni, si discosta dal genere fantascienza (che io non amo) per collocarsi a metà strada tra un fumetto hard-boiled e quello di genere. Le ambientazioni post-apocalittiche anni ’50 e le ricostruzioni (talvolta davvero meticolose) di intere città e cittadine statunitensi sono davvero impressionanti come è davvero impressionante la cura del dettaglio e la qualità del tratto grafico dell’intera serie, merito di una schiera di disegnatori di qualità che io sinceramente non avevo e non ho mai riscontrato in nessun’altra serie di fumetti italiana! Non c’è un numero disegnato male e si arriva a livelli di qualità altissima nelle minuziose e dettagliatissime tavole di Max Avogadro ed in quelle plastiche e dinamiche del copertinista Fabio Celoni. Per il resto posso solo aggiungere che la storia vera e propria di Brad Barron potrebbe essere riassunta in soli sei albi: i primi tre che spiegano i fatti e tracciano il profilo del protagonista e le linee guida della storia e gli ultimi tre che svelano importanti antefatti della stessa, forniscono la sua chiave di lettura e chiudono il conto. Gli altri albi, quelli dal quattro al quindici, rappresentano invece un plateale omaggio dell’Autore alla letteratura e alla cinematografia di “genere” ed hanno un iter narrativo sempre uguale (iniziano con Brad Barron che arriva in un nuovo paese, risolve dei problemi e se ne va) ed alla lunga un po’ noioso e ripetitivo. Queste storie in cui vedremo Brad Barron muoversi tra l’Horror ed il Trash passando per la Fantascienza pura fino al Western io le ho interpretate un po’ come un allunga-serie tra la fuga ed il ritorno del protagonista a Manatthan. Nonostante questo considero comunque Brad Barron un buon fumetto con discreta qualità a tutti i livelli (editoriale, narrativo e grafico), coinvolgente al punto giusto, non mancante di qualche sorpresa, disseminato di citazioni, ma con un finale secondo me troppo sbrigativo e poco convincente. Con più di mille tavole a disposizione secondo me si poteva fare qualcosa di meglio, ma per esprimere un giudizio definitivo probabilmente dovrò prima leggere i cinque albi speciali che completano la storia.
1 commento:
riesci sempre ad incuriosirmi!...quasi quasi lo leggo!
chicca
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