Sesta fila posti centrali! |
Qualche anno fa, precisamente alla fine del Tour de “Le Band si sciolgono”, Luca Carboni durante un’intervista in tv disse che molto probabilmente quell’album (il decimo di inediti) sarebbe stato il suo ultimo “lavoro” perché come cantautore era arrivato alla fine di un ciclo creativo e che, siccome non aveva più niente da “dire” preferiva chiuderla lì. Ovviamente quell’ affermazione, oltre che sorpreso, mi lasciò parecchio dispiaciuto perché Luca Carboni per molti anni era stato il mio artista preferito, l’unico di cui avevo tutti i cd (e pure un vinile) e peraltro tutti originali e l’unico che avevo seguito in più di un concerto. Però pensai che in fondo Luca con quella sua uscita di scena improvvisa aveva oltremodo dimostrato di essere un grande cantautore, uno dei pochi che piuttosto che piegarsi davanti a “golosi” giochi commerciali aveva scelto l’abbandono. Mi misi l’anima in pace ripensai allo splendido concerto all’Auditorium aperto da Rosario Di Bella al pianoforte e chiuso dagli inchini e i ringraziamenti di Carboni e non ci pensai più; almeno fino a quando qualche mese fa su Twitter il cantautore bolognese scrisse che a metà settembre sarebbe uscito un suo nuovo album di inediti. Non di cover come "Musiche ribelli", ma proprio di inediti ed aggiunse che era il risultato di due anni di lavoro. A quel punto la mia curiosità montò su come una scimmia impazzita che iniziò a ticchettare incontrollata e sue dita sulla tastiera del mio Mac alla ricerca di informazioni. Ma sul web non c’era niente! Niente di niente, le uniche notizie disponibili le ho avute attraverso i tweet proprio di Luca che devo riconoscere è stato molto abile a “costruire” una intelligente campagna pubblicitaria per il suo nuovo album “Senza titolo”. Gli ingredienti classici infatti c’erano tutti: il cantautore famoso che stanco della routine e dei ritmi indemoniati della città decide spontaneamente di ritirarsi alla ricerca dell’ispirazione perduta nell’isolamento di una casa sulle montagne in mezzo ai boschi; Luca cominciò a parlare così di vita a contatto con la natura, di lavorare la terra, di aver acquistato un trattorino, di rapporto padre-figlio, della moglie, dei veri valori della vita e bla bla bla. Tutto molto bello e romantico, ma tutto anche già visto e soprattutto sentito come purtroppo si è dimostrato essere questo suo ultimo album! Perché è bene dirlo subito “Senza titolo”, undicesima fatica, di Luca Carboni è un album che non aggiunge praticamente nulla a quanto già detto e scritto da questo artista che a distanza di ben cinque anni da “Le band si sciolgono” (album di studio che avevo apprezzato) torna alla ribalta affidandosi ai soliti temi, a quelli a lui più cari e rassicuranti e che in passato gli avevano garantito fortuna, fama e successo. Questo d'altronde già lo si era capito dalla scelta del singolo apripista del nuovo album, quel “Fare le valigie” motivetto allegro e spensierato che ruota intorno al jingle più collaudato e caro a Luca e che tanto mi aveva ricordato “Le ragazze” di “Carovana” dimostratosi poi un capolavoro assoluto come “Persone silenziose” e “Mondo”, tre album che hanno come comune denominatore la collaborazione di Mauro Malavasi. Per questo motivo quando ho letto di un suo ritorno accanto a Carboni nella realizzazione di "Senza titolo" ho iniziato a sperare in un qualcosa di indimenticabile come gli album sopracitati rendendomi conto però molto presto che le mie grandi attese sarebbero state tradite! Tradite perché senza troppi giri di parole “Senza titolo” è un disco “meravigliosamente” noioso, lento, ma di talento (scusate la rima) in cui tutti quelli che lo hanno seguito da sempre non faticheranno a ritrovare gli spunti, i ritmi e il modo di comporre canzoni tipiche del cantautore bolognese, ma che dall’altra parte non farà venire la voglia e la curiosità di ascoltarlo a chi non l’ha mai fatto prima. Probabilmente Carboni il meglio di se l’ha già dato, ma riesce ancora dopo tanti anni a mantenere quell’animo tormentato ed insofferente che lo ha portato sempre a cercare e sognare una vita diversa e migliore da quella che non si rassegnato a vivere. Oltre a questo i temi trattati in “Senza titolo” sono le delusioni generazionali raccontate in “Riccione-Alexandre Platz” (musicalmente la mia preferita), l’amore per le piccole cose e i sentimenti confusi e inespressi (“Per tutto il tempo” e “Una lacrima”) e le pieghe intime più nascoste come le incomprensioni con i genitori (“Madre” e “Senza strade”). Oltre a questo poi ritroviamo la semplicità e l’orecchiabilità che devono essere presenti nelle canzoni pop come “Fare le valigie” e “Cazzo che bello l’amore”. Da dire secondo me c’è poco altro, concluso ribadendo che ho apprezzato molto di più i cinque anni di silenzio di Carboni (perché se non si ha niente da dire è meglio stare zitti) piuttosto che questo album che comunque alla fine non è mi è totalmente dispiaciuto e mi ha convinto a comprare i biglietti del concerto al quale porterò Maria…
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