Roma: esattamente un anno fa, di notte, mi sono svegliato all’improvviso e colto da inaspettata ispirazione ti ho scritto qualche riga; l’ho fatto di getto e con un nodo alla gola perché ero sicuro che il lungo abbraccio (caloroso e spontaneo) che ci eravamo scambiati quel pomeriggio all’angolo della strada fosse quello dell’addio. Pensavo che non ti avrei più rivista: i 667 km che ci dividevano infatti mi sembravano davvero troppi anche solo per provare a sperare di rivedere quei tuoi bellissimi occhi scuri e quel sorriso unico e travolgente che aveva illuminato il (mio) cielo in quell’uggioso weekend di fine novembre. Ma spesso le distanze misurate in km non corrispondono a quelle del cuore e i nostri due (di cuori) nonostante si fossero a malapena sfiorati erano molto più vicini di quanto ci aspettassimo. Io non credo e non ho mai creduto ai colpi di fulmine, ma ho sempre pensato che esista un qualcosa che non so spiegare bene a parole, ma che se lo senti dentro di te lo riconosci subito: è un qualcosa che racchiude dentro di se un misto di emozioni e vibrazioni che ti fanno pulsare il cuore di un battito in più rispetto al normale; a scriverla così sembrerebbe nulla di particolare, ma quel battito in più che all’inizio è quasi impercettibile alla lunga può cambiare non solo un istante della tua vita, ma la tua vita stessa. Ed è così che ti ritrovi a parlare e carezzare con disinvoltura la mano di una persona che fino a pochi minuti prima era una perfetta sconosciuta (con la sensazione però che in fondo lei sconosciuta per te non lo sia mai stato); ed è così che una delle diecimila comuni passeggiate che ci sono ogni giorno per le affollate vie del centro di Roma diventa invece qualcosa di speciale. Di unico. Come te “ragazza col cappello” capace di diventare in poco tempo non banchetto, ma pezzo di pane e sorso di acqua per la mia Mente, non stanza di albergo, ma coperta per il mio Cuore e non pixel su schermo, ma segno indelebile di colore sulla tela della mia Anima. Da quel commovente abbraccio è passato già un anno: le nostre anime fragili, da troppo tempo abituate al dolore, hanno cominciato a sentirsi a proprio agio con un qualcosa che se felicità non era e non è, beh comunque davvero gli somiglia. Ci siamo sfiorati, allontanati, attaccati, lasciati, ripresi, e molto altro ancora: di cose ne sono successe e tante, altre, dovranno accadere e io credo fortemente che il meglio debba ancora venire e che il futuro, il nostro, è oggi è adesso; e io lo voglio vivere fino in fondo per innamorarmi ogni volta di te in maniera nuova e diversa cosicché la nostra non sia una sola storia d’amore, ma l’insieme di tantissime piccole storie d’amore che sono si destinate a durare un solo giorno, ma anche ad essere ricordate per sempre…
2 commenti:
non ho gli occhi scuri!!!..............puntualizzazioni a parte....sei dolcissimo tesoro mio
a distanza di tempo rileggere queste righe mi commuove sempre... posi "inchostro"con la dedizione che si preserverebbe ad un lavoro acui si tiene...e trasmetti emozioni con parole semplici ma così spontanee e sincere che emozioni chi legge a prescindere dal destinatario.
quel destinatario però sono io...e quindi pubblicamente scrivo che ti amo e che sei raro anzichè unico...perchè unici lo siamo tutti nel bene e nel male....
chicca
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